CONCESSA AD UNO SCONOSCIUTO

CONCESSA AD UNO SCONOSCIUTO

Da un po’ di tempo mi frequentavo con Marco, fin dal primo incontro fu vera passione, un’intesa come mai mi era successo prima. Bastava uno sguardo, un gesto per infuocarci, il desiderio di uno accresceva l’eccitazione dell’altro.

Una sera ci trovavamo in un locale stile montano con tavoloni in legno, alti sgabelli, luci soffuse e penombra e per chi vuole appartarsi, piccoli salottini con separé, uno strano mix tra il frugale ambiente di montagna ed un discreto club privé e questo è quello che successe…

Dopo un giro di ricognizione decidiamo di accomodarci sugli sgabelli. Indosso un maglioncino nero scollato ed una gonnellina corta a piegoni e calze autoreggenti. Ordiniamo da bere e nell’attesa Marco comincia ad appoggiare la mano sul mio ginocchio, pian piano scostando la gonna risale sulla coscia incontrando la pelle nuda, continua a risalire ed arrivato all’inguine nota con disapprovazione che indosso le mutandine, mi dice: ”vai in bagno e torna senza”, io prendo mi alzo e torno con le mutandine appallottolate nel palmo della mano, mi avvicino e gliele metto in tasca. Allora Marco riprende da dove aveva lasciato, la mano risale su per la coscia, io allargo leggermente le gambe e così facilmente la sua mano raggiunge il pube, con un dito inizia a farsi strada tra le grandi labbra, titilla il clitoride, faccio fatica a far finta di niente, mi guardo intorno avendo paura che qualcuno si accorga di cosa stia accadendo ma tutti sono intenti nelle loro conversazioni. Le dita di Marco si fanno spudorate, dopo aver passato su e giù il dito sul clitoride lo introduce con delicatezza nella mia figa che è già bagnata. ”Sei proprio una troia… sei già fradicia… non ti vergogni?” e così dicendo introduce anche un altro dito. Io a stento riesco a respirare travolta da imbarazzo e piacere allo stesso tempo. Muove con calma le dita, si avvicina e mi dà prima un delicato bacio sulle labbra, poi affonda la sua lingua nella mia bocca e muove la lingua allo stesso ritmo delle dita che ancora sono dentro di me. Il bacio ha attirato l’attenzione di un giovane seduto un po’ distante e apparentemente da solo. Marco se ne accorge e me lo fa notare e mi dice di guardare come lo avevamo eccitato con le nostre effusioni. Io non ci voglio credere e così lui toglie le dita dalla figa, se ne mette uno in bocca e l’altro lo dà da succhiare a me. Intanto guardiamo il giovane che effettivamente è eccitato e porta una mano alla patta dei pantaloni.

Marco mi dice “guarda, ha un cazzo enorme”

“ma come fai a saperlo” ribatto

“si vede ma se vuoi gli chiedo di fartelo toccare”

“ma che dici!”

“non ti piacerebbe? E’ molto eccitato… guarda come se lo sta stringendo, sicuramente preferirebbe la tua mano”

“ma che dici!!!”

“facciamo la prova? Io vado lì e gli dico che vuoi vederlo; se lui acconsente poi non ti tiri indietro”

Eccitata dalla sfida accetto.

Allora Marco mi indica uno dei separé liberi e mi dice di aspettare li.

Entro, è semibuio, c’è un tavolino ed un comodo divanetto, mi siedo, il cuore batte a mille, sono nervosa e bagnatissima. Dopo un tempo che mi sembra interminabile arrivano tutti e due.

“bene… questo è Gianluca” dice Marco “è pronto a farselo toccare”

Allungo titubante la mano verso la protuberanza all’inguine e… accidenti… sento un cazzo grosso e durissimo. Gianluca inizia a muoversi sulla mia mano ed io assecondo il suo movimento. Marco si è accomodato vicino a me sul divanetto e si mena attraverso i pantaloni il suo cazzo che intanto tocco con la mia mano sentendo che è diventato di marmo. Marco con la mano libera mi tira fuori dalla scollatura le tette e chiede a Gianluca “ti piacciono?”

Gianluca annuisce

“le vuoi succhiare?” aggiunge Marco

e così Gianluca si china e mi titilla i capezzoli con la lingua. Non ce la faccio più così gli dico di andare a casa mia che si trova a pochi passi da lì; appena arrivati gli abbasso la zip e gli levo le mutande, guizza fuori un cazzo enorme, largo e violaceo che mi sbatte in faccia, apro la bocca ed inizio a leccarlo come fosse un cono gelato, cerco di prenderlo in bocca ma entra a fatica.

Marco dice a Gianluca ”guarda che troia che è la mia donna… ti piace, non è vero?” poi mi tira su di forza, mi siede sul tavolo in cucina e mi allarga le gambe. “scopala! è una troia prendi cazzi” Gianluca non se lo fa dire due volte, estrae un preservativo dalla tasca e con mossa celere se lo infila e neanche mi dà il tempo di capire che me lo ritrovo poggiato sulla figa, con un colpo di bacino lo spinge dentro… mi sfugge un gemito… è grossissimo…. mi sento piena come non mai. Gianluca inizia a muoversi prima dolcemente e quando anche io inizio ad assecondare i suoi movimenti aumenta il ritmo… Guardo Marco e gli dico ”è enorme, non ho mai preso un cazzo così grosso, mi sta sfondando” Marco per zittirmi mi infila il suo cazzo di marmo tra le labbra ed inizia a scoparmi in bocca.

Gianluca “tua moglie è proprio una troia come mi avevi detto e tu sei un cornuto… e ti piace vero? guarda come me la sbatto e guarda come se lo prende! Troia!” e così dicendo aumenta il ritmo e la forza delle spinte, le mie grida rimangono soffocate dal cazzo che ho in bocca. Gianluca pompa e pompa, la figa mi gronda di umori e con un’ultima spinta ed un ultimo grugnito esce fuori, si sfila il preservativo e mi schizza il caldo sperma sulle tette.

Marco non perde tempo, mi fa scendere dal tavolo, gli salgo a cavalcioni e mi impalo col suo cazzo ancora durissimo. La figa è così larga che il suo membro, benché di dimensioni più che onorevoli, si perde dentro; le mie secrezioni gli scendono sui testicoli, io mi muovo e ondeggio, prendo e succhio la sua lingua, le mani di Gianluca mi stringono le mammelle, ondeggio ancora e sfrego il clitoride sul suo ventre, un caldo mi pervade, grido mentre godo e il grido rimane soffocato nella sua bocca. Anche Marco a questo punto si lascia andare e viene dentro di me.

Mi adagio stremata su di lui. Gianluca mi bacia il collo e mi sussurra all’orecchio ”sei fantastica” e così dicendo prende le sue cose e va via. Mi alzo e noto che le palle di Marco luccicano nella penombra per tutti i fluidi che le hanno inondate.

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